Nei convulsi mesi tra il 1914 ed il 1915 che precedettero l’entrata in guerra dell’Italia, vi era una situazione politica abbastanza fluida che tuttavia mostrava una chiara tendenza al riallineamento sulle posizioni dell’Intesa.
Il primo ministro Salandra, in carica dal marzo 1914, ed il ministro degli Esteri Di San Giuliano avevano assunto una posizione cauta e piccata nei confronti di Germania ed Austria poiché le due potenze avevano informato il governo italiano dell’ultimatum alla Serbia solo il giorno dopo averlo consegnato – mettendo l’Italia davanti al fatto compiuto – e non ammettendo, contestualmente, che potesse esserci un’espansione territoriale austriaca nei Balcani, condizione che avrebbe fatto scattare gli automatismi previsti nelle clausole della Triplice Alleanza in virtù delle quali l’Italia avrebbe avuto diritto ad una compensazione territoriale.
Già a metà dell’agosto del 1914 cominciarono a farsi sentire le pressioni di Francia, Inghilterra e Russia per l’entrata in guerra dell’Italia a fianco dell’Intesa in modo da accerchiare gli imperi centrali ed aprire un nuovo fronte a sud.