Francesco II di Borbone visse a Gaeta dal novembre 1860 fino al febbraio 1861. Gaeta divenne il bersaglio dei terribili cannoni rigati Cavalli usati dall’artiglieria piemontese agli ordini di Cialdini.
Francesco II e la regina Maria Sofia scelsero di non arrendersi sino a quando la difesa della piazza fu realisticamente possibile, rischiando quotidianamente di venire dilaniati da un proiettile di cannone o di morire di tifo. Il Re andava regolarmente a trovare i suoi amici ed i suoi aiutanti che avevano contratto il morbo mentre la regina Maria Sofia si faceva vedere spesso presso le batterie di cannoni dei soldati borbonici che difendevano la fortezza di Gaeta, esposte al fuoco dell’artiglieria piemontese. Nonostante queste prove di coraggio, Francesco II è stato per decenni conosciuto come “Franceschiello”, con un diminutivo sprezzante che assume il valore di un dispregiativo.
Vittorio Emanuele III, invece, nelle prime ore del 9 settembre 1943 scappò da Roma insieme a Badoglio dirigendosi verso Ortona (sul mare Adriatico) dove si imbarcò sulla corvetta Baionetta e raggiunse Brindisi lasciando l’esercito italiano senza direttive e senza istruzioni, abbandonando la capitale al suo destino. Oggi viene chiamato “Re Soldato”.
Vittorio Emanuele II, nonostante avesse usurpato un regno, attaccandolo ed invadendolo senza formale dichiarazione di guerra, viene ricordato come “Re Galantuomo”.
Umberto I, nonostante avesse avallato la dura repressione dei moti popolari del 1898 concedendo onorificenze ai capi militari che si occuparono di soffocare le rivolte (chiamato dagli anarchici come “Re Mitraglia”), viene ricordato come “Re Buono”.
Questi sono i paradossi della retorica di regime.
Gaetano Ferrara