Nell’era di internet, degli smartphone e dell’intelligenza artificiale appare anacronistico e superfluo rispolverare concetti quali cibernetica, meccanismi d’inseguimento, euristiche e spiegare la differenza tra comunicazione analogica e comunicazione digitale. Sono termini desueti che provengono direttamente dalla preistoria delle moderne discipline legate all’elaborazione ed alla trasmissione di dati.
L’attuale sviluppo della tecnologia era impensabile quando vennero elaborati i primi schemi teorici che rappresentavano le relazioni tra i vari apparati di un sistema in grado di autoregolarsi. Erano gli anni in cui l’elettronica iniziava a dare i primi passi e l’informatica era solo agli albori.
Oggi con un telefono cellulare si riescono ad eseguire svariati compiti sfruttando gli strumenti hardware e le app installate sul device. Grazie a sensori di vario tipo e software specifico, un apparecchio portatile può interagire con il mondo esterno, registrare ciò che accade, comunicare via etere e captare i segnali provenienti dai satelliti. È addirittura in grado di tradurre in tempo reale da qualsiasi lingua del mondo e – con la realtà aumentata – offrire informazioni che arricchiscono la percezione umana realizzando l’atavico sogno di ampliare la portata dei cinque sensi.
In questo universo fantasmagorico in rapida evoluzione può quindi apparire inutile investigare sulle origini dei moderni sistemi tecnologici e sui concetti che ne costituiscono la base teorica. Essi tuttavia conservano il fascino di nozioni primigenie che hanno permesso ai pionieri della scienza dell’informazione di compiere le prime avvincenti tappe di un percorso di esplorazione, di scoperta, di ideazione e d’invenzione da cui si è originato l’ecosistema digitale nel quale siamo immersi.
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